La tristezza può diventare un’esperienza di grande arricchimento. Devi lavorare su di essa. È facile sfuggire alla tristezza – e tutte le relazioni di solito sono dei modi per scappare. Così continui a evitarla, ma una corrente sotterranea è sempre lì presente. Può scoppiare tante volte, persino all’interno della relazione. Allora uno tende ad attribuire la responsabilità all’altro, ma questo non è il punto vero. La solitudine è tua, la tristezza è tua. Non sei ancora riuscito a trovare un modo di vivere con loro, quindi continueranno a riemergere.
Puoi sfuggire buttandoti nel lavoro. Puoi sfuggire impegnandoti in qualche occupazione o relazione o nella società, in questo e in quello, nei viaggi, ma non se ne andrà, perché è parte del tuo essere.
Ogni uomo nasce da solo – nel mondo, ma da solo. Arriva attraverso i genitori, ma da solo. E ogni uomo muore da solo, di nuovo quando esce da questo mondo lo fa da solo. E tra queste due solitudini, continuiamo a illuderci, a ingannare noi stessi. Bisogna farsi coraggio ed entrare in questa solitudine. Per quanto all’inizio possa apparire duro, difficile, i risultati sono straordinari. Quando hai trovato un modo di conviverci, quando inizi a goderne, quando non la percepisci come tristezza ma come silenzio, quando comprendi che non c’è modo di sfuggirla, ti rilassi.
Non ci si può fare nulla, e allora perché non godersela? Perché non andarci in profondità e provarne il gusto, vedere che cos’è? Perché temerla senza alcuna necessità? Esisterà comunque, è un fatto, esistenziale, non accidentale. Allora perché non trovare un accordo? Perché non esplorarla e scoprire che cos’è?
Quando ti senti triste, siedi in silenzio e permetti che la tristezza emerga; non cercare di evitarla. Diventa più triste che puoi. Non evitarla – questa è l’unica cosa da ricordare. Piangi, singhiozza…provane tutto il gusto. Piangi fino a morirne… buttati giù e rotolati per terra; lascia che se ne vada da sola. Non costringerla ad andarsene; se ne andrà, perché nessuno può rimanere permanentemente nello stesso stato d’animo.
Quando se ne andrà, ti sentirai alleggerito, del tutto liberato, come se la forza di gravità fosse scomparsa e potessi volare, privo di peso. Questo è il momento di andare dentro di te. Ma prima fai emergere la tristezza. La tendenza comune è quella di non permetterlo, di trovare tutti i mezzi per poter guardare da un’altra parte; di andare al ristorante, in piscina, di incontrare gli amici, leggere un libro o guardare un film, suonare la chitarra; di fare qualcosa, in modo da rimanere occupati e mettere l’attenzione da qualche altra parte.
Devi ricordare questo: quando ti senti triste, non mancare questa opportunità. Chiudi la porta, siediti, e sentiti il più triste possibile, come se il mondo intero fosse solo un inferno. Vai in profondità…affondaci dentro. Lasciati penetrare da ogni pensiero, animare da ogni emozione di tristezza. Piangi, singhiozza e dici cose – le puoi dire anche ad alta voce, non c’è nulla di cui preoccuparsi.
Per prima cosa vivi la tristezza per alcuni giorni, e nel momento in cui l’energia della tristezza se ne va, ti sentirai molto calmo, pieno di pace come ci si sente dopo una tempesta. In quel momento siediti in silenzio e goditi il silenzio che arriva per proprio conto. Non sei stato tu a crearlo; tu hai portato la tristezza. Quando la tristezza se ne va, nella sua scia, arriva il silenzio.
Ascolta quel silenzio. Chiudi gli occhi. Sentilo… sentine la struttura, la fragranza. E se ti senti felice, canta e danza.
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L’unico problema con la tristezza, la disperazione, la rabbia, l’ansia e l’infelicità, è che vuoi sbarazzartene. Questo è l’unico ostacolo.
Devi vivere con queste emozioni; sfuggire non è possibile. Esse sono le componenti della situazione in cui la vita può crescere e diventare integrata. Sono le sfide della vita. Accettale.
Sono benedizioni sotto mentite spoglie. Se vuoi sfuggirle, se vuoi in qualche modo sbarazzartene, allora nasce il problema, perché quando vuoi liberarti di qualcosa non la guardi mai in modo diretto; a quel punto quella cosa cercherà di nascondersi, perché tu la condanni.
Andrà più in profondità nell’inconscio, si nasconderà negli angoli più oscuri del tuo essere dove non riuscirai più a trovarla. Si sposterà nella cantina del tuo essere, e lì si nasconderà.
Ma, naturalmente, più va in profondità e più problemi provoca, perché si mette ad operare da angoli sconosciuti del tuo essere e tu ti ritrovi completamente impotente.
Quindi la prima cosa è: non reprimere mai. La prima cosa è: ciò che è, è. Accetta e lascia che accada; lascia che appaia proprio davanti a te. In realtà, il solo affermare: “Non reprimere”, non è sufficiente. Se me lo permetti, vorrei dire: “Fattela amica”.
Ti senti triste? Fai amicizia con questa sensazione. Abbine compassione. Anche la tristezza ha un suo essere. Lascialo apparire, abbraccialo; siedi insieme a esso, e tienilo per mano. Sii amichevole. Amalo. La tristezza è bellissima! Non c’è nulla di sbagliato in essa. Che ti ha detto che c’è qualcosa di sbagliato nell’essere tristi? La tristezza può solo darti profondità. La risata è superficiale, la felicità è solo a fior di pelle. La tristezza arriva fino alle ossa, al midollo. Nulla va così in profondità come la tristezza.
Quindi non preoccuparti. Resta con l’emozione, ed essa ti condurrà fino al tuo nucleo più profondo. Viaggerai su quest’onda e sarai in grado di apprendere alcune cose nuove sul tuo essere, cose che non avevi mai saputo prima. Quelle cose possono esserti rivelate solo in uno stato di tristezza, non in uno di gioia. L’oscurità è anch’essa positiva, l’oscurità è anch’essa divina.
Una persona che riesce essere paziente con la sua tristezza, all’improvviso una mattina scoprirà che la felicità sta sorgendo nel suo cuore da qualche fonte nascosta. Quella fonte nascosta è l’esistenza. Ti sei guadagnato la felicità se sei stato autenticamente triste; se sei stato autenticamente disperato, infelice, ti sei guadagnato il paradiso. Ne hai pagato il prezzo.
Affronta la vita, confrontala. Ci saranno momenti difficili, ma un giorno vedrai che quei momenti difficili ti hanno dato forza, proprio perché li hai affrontati. Erano necessari. Mentre li stai attraversando sono difficili, ma dopo vedrai che ti hanno reso più integrato. Senza quei momenti non avresti mai trovato il tuo centro, le tue basi.
Fa’ che esprimere sia una delle regole fondamentali della tua vita. Se devi soffrire per questo, soffri pure, ma non sarai mai un perdente. Quella sofferenza ti renderà sempre più capace di goderti la vita, di celebrare la tua vita.
(Osho)