lunedì 7 novembre 2011

LE SETTE PORTE DELL' EGO

LE SETTE PORTE DELL' EGO
L'illusione del sé prende forma attraverso sette porte

"Dovete comprendere l’illusione del sé.
Per prima cosa, l’ego non è una realtà,
è soltanto un’idea. Non venite al mondo con l’ego,
Non lo portate con voi nascendo. Non fa parte
del vostro essere. Quando un bambino nasce
non porta con sé il proprio ego.
L’ego è qualcosa che si impara."


Esistono sette porte dalle quali l’ego può entrare, sette porte attraverso le quali si apprende l’ego. È necessario che conosciate queste sette porte, perché, se le comprenderete, potrete abbandonare l’ego… e questo perché, comprendendo bene queste sette porte, si possono chiudere. In questo modo l’ego non verrà più creato. Visto nel modo giusto, compreso alla perfezione – cioè che l’ego è soltanto un’ombra – esso inizia a scomparire spontaneamente.

Alport chiama la prima porta "il sé corporale". L’uomo non nasce con un ‘senso di sé’. Il bambino nell’utero materno non ha alcun senso di sé. Egli forma una unità con la madre, è completamente unito a lei, è attaccato a lei. La madre è tutta la sua esistenza, tutto il suo cosmo. Non sa di essere separato.

La separazione avviene quando il bambino esce dall’utero, quando si spezza il ponte che lo univa alla madre e il neonato deve respirare per conto proprio. Di fatto, nascendo, non respira. Come potrebbe farlo? Non può ancora respirare, perciò non è separato. Il respiro accade. Respirare non è un’azione del neonato, è un accadimento. Sgorga dal nulla: il neonato comincia a respirare.

È miracoloso come il neonato riesca a respirare per la prima volta: non ha mai respirato prima e non si può insegnargli a respirare. Non sa che esiste il meccanismo della respirazione. I suoi polmoni non hanno mai funzionato, ma il respiro accade e il miracolo inizia. Ma il respiro sgorga dal nulla, ricordalo. In seguito, definirà l’atto dicendo: “Io respiro.” È assurdo: tu non respiri! Il respiro accade.

Non creare l’idea dell’io, non dire: “Io respiro.” Nessuno respira! Non è nelle tue facoltà decidere di respirare o di non respirare! Puoi provare: cessa di inspirare per qualche secondo, capirai come sia difficile anche smettere di respirare. In pochi secondi una profonda urgenza affiorerà da un luogo imprecisato, e ricomincerai a inspirare.

Oppure prova a cessare di espirare per pochi secondi e improvvisamente sentirai l’urgenza di farlo. È al di là delle tue facoltà. Dovrai espirare.
È il nulla che respira in te… oppure puoi chiamarlo dio – non fa differenza, è la stessa cosa. Il nulla o dio, hanno lo stesso significato.
Noi non nasciamo con il ‘senso di sé’.

Non fa parte del nostro bagaglio genetico. Il neonato non è in grado di fare distinzioni fra sé e il mondo che lo circonda. Anche dopo aver iniziato a respirare, devono passare molti mesi prima che il neonato diventi consapevole che esiste una distinzione fra il suo essere interiore e il mondo esterno. Gradualmente, mediante apprendimenti sempre più complessi ed esperienze percettive, egli sviluppa una distinzione vaga fra qualcosa ‘dentro di me’ e le altre cose ‘fuori da me’.

Questa è la prima porta dalla quale entra l’ego: la distinzione che esiste qualcosa ‘dentro di me’. Per esempio: il bambino ha fame, sente che la fame viene dal suo interno. Viceversa, quando la madre dà uno schiaffo al bambino, egli è in grado di sentire che lo schiaffo arriva dall’esterno. A questo punto è inevitabile che col tempo senta una distinzione: esistono cose che vengono dal suo interno e cose che vengono dall’esterno.

Quando la madre gli sorride, egli vede che il sorriso viene da lei, allora risponde con un sorriso. In questo caso può sentire che il sorriso viene dal suo interno, da qualche parte dentro di lui. In lui sorge l’idea di interno e di esterno: questa è la prima esperienza dell’ego.

Di fatto non c’è distinzione fra l’interno e l’esterno. L’interno fa parte dell’esterno e l’esterno fa parte dell’interno. Il cielo che sta dentro la tua casa e il cielo che sta fuori non sono due cieli, ricordalo. Sono un cielo! Similmente, tu lì e io qui, non siamo due! Siamo due aspetti della stessa energia, due facce della stessa moneta. Ma il bambino inizia ad apprendere le vie dell’ego.

La seconda porta è ‘l’identificazione di sé’. Il bambino impara il proprio nome, si rende conto che l’immagine riflessa nello specchio oggi è la stessa persona che aveva visto nello specchio ieri e sorge in lui la credenza che il senso di me, o del sé, rimanga inalterato di fronte alle esperienze che cambiano. In seguito, il bambino impara che tutte le cose cambiano.

A volte ha fame e a volte non ha fame, a volte ha sonno e a volte è sveglio, a volte è in collera e a volte è amorevole – le cose cambiano continuamente. Un giorno è una bella giornata e un altro giorno tutto è buio e triste. Ma il bambino si guarda nello specchio…
Hai mai osservato un bambino seduto di fronte a uno specchio? Cerca di afferrare il bambino che sta nello specchio, perché pensa che il bambino sia ‘là fuori’.

Non riesce a prenderlo, allora gira intorno allo specchio e guarda dietro – forse il bambino è nascosto là? A poco a poco, impara che l’immagine riflessa è la sua. Allora inizia a sentire una specie di continuità: ieri nello specchio c’era la stessa faccia, anche oggi nello specchio c’è la stessa faccia. Quando il bambino si guarda nello specchio per la prima volta rimane affascinato. Non vuole andarsene. Torna continuamente in camera da letto per vedere chi è lui.

Tutte le cose cambiano continuamente. Una cosa sembra immutabile – la propria immagine. L’ego ha un’altra porta dalla quale entrare: l’autoimmagine.

La terza porta è ‘la stima di sé’. Questa riguarda il sentimento di fierezza che il bambino prova dopo aver imparato a fare qualcosa da solo: a fare, a esplorare, a costruire. Quando il bambino impara qualcosa… per esempio ha imparato la parola ‘papà’, continua a ripetere ‘papà, papà’ per tutto il giorno. Non perde una sola occasione per usare quella parola.

Quando inizia a imparare a camminare, ci prova per tutto il giorno. Cade continuamente, inciampa, si fa male, ma si alza – perché questo lo rende fiero di sé: “Anch’io sono capace di fare qualcosa! Riesco a camminare! Riesco a camminare! Riesco a portare una cosa da qui a là!”
I genitori sono molto preoccupati perché il bambino è un continuo disturbo.

Si mette a trasportare cose. Non riescono a capire: “Perché? Per quale motivo? Perché hai preso il libro là e l’hai portato qui?” Al bambino il libro non interessa affatto! Per lui è una cosa senza senso. Il suo interesse è un altro: riesce a trasportare una cosa!
Il bambino comincia a uccidere gli animali. Una mosca: lui piomba immediatamente su di lei e la uccide. Riesce a fare delle cose! Il fare gli dà gioia. Può diventare davvero distruttivo. Se trova un orologio, lo apre – vuole vedere cosa c’è dentro. Diventa un esploratore, un investigatore.

Fare delle cose gli dà gioia perché questo apre la terza porta al suo ego: si sente fiero, è capace di fare. È capace di cantare una canzone, per cui è pronto a cantarla a chiunque. Se arriva un ospite, sta lì in attesa che qualcuno gli dia l’occasione di poter cantare la sua canzone. Oppure è capace di danzare o di fare un’imitazione o qualcos’altro! Qualunque cosa sia, vuole fare qualcosa per dimostrare di non essere impotente: anch’egli può fare.

Questo fare è la nascita dell’ego.
La quarta porta è ‘l’espansione di sé’, la proprietà, il possesso. Il bambino dice: la mia casa, mio padre, mia madre, la mia scuola. Comincia a espandere il campo del ‘mio’. ‘Mio’ diventa la sua parola chiave. Se prendi il suo giocattolo, non gli interessa tanto il giocattolo, gli interessa di più affermare: “Il giocattolo è mio, tu non puoi prenderlo.”

Ricordatevi, non gli interessa tanto il giocattolo. Quando nessun altro vuole prenderlo, lo getta in un angolo e corre fuori a giocare. Ma se qualcun altro vuole prenderlo, non vuole darglielo. “Questo è mio!”
‘Mio’ dà un ‘senso di me’, il ‘senso di me’ crea l’io. Ricordatevi, queste porte non sono aperte soltanto per i bambini, rimangono tali per tutta la vostra vita. Quando dite la mia casa, diventate infantili. Quando dite mia moglie, diventate infantili. Quando dite la mia religione, diventate infantili.

Quando un indù litiga con un maomettano a causa della religione, sono come due bambini. Non sanno quello che fanno. Non sono realmente cresciuti, maturati. I bambini discutono continuamente: “Il mio papà è il papà migliore al mondo!” Così fanno i preti, litigano continuamente: “Il mio concetto di dio è il migliore, il più potente, quello vero! Gli altri sono tutti superficiali.”
Questi sono atteggiamenti molto infantili, ma che vi stanno addosso per tutta la vita.

La quinta porta è ‘l’immagine di sé’. Si riferisce al modo in cui il bambino vede se stesso. Mediante l’interagire con i genitori, le lodi e i castighi, egli impara ad avere una certa immagine di sé – buona o cattiva.
Il bambino sta sempre attento alle reazioni dei genitori nei suoi confronti. Se fa una certa cosa, lo loderanno o lo castigheranno? Se sente che lo castigheranno, pensa: “Ho fatto uno sbaglio, sono cattivo.” Se fa una cosa buona e viene premiato, pensa: “Sono buono, mi apprezzano.” E comincia a fare sempre di più le ‘cose buone’, in modo da essere apprezzato. Oppure, se i genitori sono persone davvero esigenti e impossibili e le loro richieste sono tali per cui il bambino non riesce a soddisfarle, allora inizia a fare tutte le cose che essi definiscono ‘cattive’. Reagisce e si ribella.

Le strade sono due – la porta è la stessa – o voi lo premiate e il bambino sente in modo positivo di essere qualcuno, oppure se non lo premiate tanto facilmente, pensa: “Bene, adesso vi faccio vedere io!” Anche in questo caso fa sentire la sua presenza. Comincia a distruggere delle cose, comincia a fumare, comincia a fare tutte quelle cose che non vi piacciono. È come se dicesse: “Vedete? Dovete prendere nota che io ci sono. Dovete prendere nota che io sono qualcuno e che sono qui e che non potete proprio trascurarmi!”

Il bravo ragazzo e il ragazzo scapestrato nascono in questo modo; il santo e il peccatore.
La sesta porta è ‘il sé in quanto raziocinio’. Il bambino impara le vie del raziocinio, della logica, della discussione. Si rende conto di essere capace di risolvere i problemi. Il raziocinio diventa un grande supporto del suo sé. Ecco perché la gente discute. Ecco perché la persona colta pensa di essere qualcuno. Ignoranti? Ci si sente un po’ imbarazzati. Ha una laurea e continua a mostrarla, a esibirla, ha preso centodieci e lode, era fra i primi all’università e questo e quello.

Perché? Perché vuole dimostrare di essere diventato un essere razionale, con una buona cultura, che ha studiato nella migliore università, che ha avuto i migliori docenti: “Posso intervenire in una discussione meglio di chiunque altro.” Il raziocinio diventa un grande sostegno.

La settima porta è lo sforzo appropriato, la meta da raggiungere, l’ambizione, ciò che vuoi diventare: cosa e chi vuoi diventare, mediante cosa e mediante chi vuoi diventarlo. Riguarda il futuro e i sogni e le mete a lunga scadenza – l’ultimo stadio dell’ego. A questo punto si inizia a pensare: “Cosa devo fare nel mondo per lasciare un segno nella storia, per lasciare una firma sulle sabbie del tempo?” Diventare un poeta? Diventare un politico? Diventare un mahatma? Fare questo o fare quello?

La vita scorre veloce, scivola via in fretta e devi fare qualcosa, altrimenti presto diventerai nulla e nessuno saprà mai che sei esistito. Vorresti diventare un Alessandro Magno o un Napoleone. Se fosse possibile, vorresti diventare un uomo probo, famoso, conosciuto, un santo, un mahatma. Se non fosse possibile, vorresti comunque diventare qualcuno.

In tribunale, molti assassini hanno confessato di avere ucciso qualcuno non perché volessero ammazzarlo, ma soltanto perchè volevano che i loro nomi fossero pubblicati sulle prime pagine dei giornali.
Se non riesci a diventare famoso, cerchi almeno di diventare una notorietà. Se non riesci a diventare un Mahatma Gandhi, vuoi diventare un Adolf Hitler – ma nessuno vuole rimanere ‘un nessuno’.

Queste sono le sette porte attraverso le quali l’ego si rafforza e l’illusione dell’ego diventa sempre più solida. Se riesci a comprendere tutto ciò, queste sono le sette porte attraverso le quali devi tornare a far uscire l’ego. Piano piano, da ciascuna porta, devi osservare in profondità il tuo ego e dirgli addio. A quel punto sorgerà in te il nulla.

OSHO: ‘Il Sutra del Cuore’