sabato 2 marzo 2013

"Che cosa allora si può fare per superare questo senso di identità [...]? [...] Tutto ciò che richiede di essere sperimentato [...] è già presente, e tutto ciò che s'aggiunge in più sarebbe d'impedimento [...] È semplicemente necessario vedere che il nostro «io» abituale è una immagine falsa e impotente. [...] A questo fine nessuna tensione di muscoli o deliberato rilassamento di muscoli, nessuna ripetizione di formule, nessuna autosuggestione, nessun esercizio di immaginazione, nessuna disciplina psicofisica di nessun tipo può fare nulla, ma soltanto aggiungere consistenza al fantasma. In ogni minimo movimento per cambiare, o per cercare di non cambiare, il tuo modo effettivo di sentire sarà proprio una in più di quelle futili tensioni muscolari [...] che danno apparenza alla realtà dell'ego separato. [...]
A questo punto non c'è nulla da fare ad eccezione di ciò che accade da sé. Tutto ciò che rimane è la semplice consapevolezza di quello che sta succedendo - gli alberi che vedi alla finestra, i rumori della strada, i rintocchi di una campana, la luce del sole sul tappeto, la respirazione, le sensazioni corporee, il parlare a te stesso nella tua testa. Il consueto jazz cosmico. È tutto ciò che c'è, ed ogni piccola parte di esso [...] sta accadendo ora. Vien fuori dal nulla. [...]
Tu, come ego, non puoi cambiare ciò che stai sperimentando [...]. C'è solo e semplicemente quello che sta accadendo, inclusi quei particolari pensieri, immagini e tensioni che attribuisci abitualmente al fantasma pensatore e attore. Essi persistono come echi, ma [...] perdono d'interesse, s'acquietano, e se ne vanno da soli. [...]
Se tu hai compreso tutto questo, sei semplicemente consapevole di ciò che sta accadendo ora, e possiamo chiamare questo stato meditazione [...]. Ma non è che tu sia un qualche cosa che sta semplicemente osservando ciò che accade. «Ciò che accade» sta proprio usando il tuo organismo per osservare se stesso. [...]
Se questo diventa chiaro, lo sforzo di trasformare la propria mente dovrebbe venir meno [...]. Questo venir meno diverrebbe allora lo stato di contemplazione, la realizzazione che tutto è Uno. [...]
Come lo esprime il patriarca Zen Sen-ts'an (Sosan):

L'uomo saggio non si sforza
L'uomo ignorante lega se stesso
Se tu lavori sulla tua mente con la tua mente
Come si può evitare una immensa confusione?"
(pp. 89-97).




L'arte della contemplazione di Alan W. Watts.