giovedì 22 novembre 2012

l'essenza dell'abbandono è in ogni istante

"Ultimo appuntamento dal medico per un prelievo di sangue: più mi sforzavo di non muovermi, più il mio braccio, spastico, ne combinava di tutti i colori. Sentimento di totale impotenza rispetto a un corpo ribelle. All'improvviso mi si è imposta una parola: «D'accordo!» E la lotta si è poco a poco pacificata, la calma è giunta nonostante me. Amo ciò che il corpo insegna.
«D'accordo!». [...]
Voglio esercitarmi all'abbandono. Non si tratta di gettarmi in alto mare per imparare a nuotare, ma di praticare ad ogni occasione, fare del quotidiano il luogo profondo dell'esercizio.
[...] Ho il presentimento che al fondo di ogni grande gioia ci sia un cuore che si allarga, un essere che ritrova la sua dimensione: meno si fa caso a se stessi, meno si soffre. Incontrare veramente l'altro, ascoltarlo, vi contribuisce senz'altro. [...]
È una specie di legge paradossale che percepisco in maniera sempre più chiara: la gioia decentra. [...]
Aprirsi, aprirsi, ecco l'ascesi! [...]
Non si tratta di liberarsi del mondo, ma del mio mondo, delle etichette che classificano il reale, mi separano da esso e mi rinchiudono nella prigione dei miei pensieri [...]
Guadagno del giorno: [...] è il reale che guida i miei passi, solo così posso perseverare e progredire. L'ascesi procede insieme alla gioia, conduce allo spogliamento di sé e non alle mortificazioni o alle privazioni tristi. [...]
Osservare
«Guardare, ma non toccare!» Simili parole possono frenare la curiosità dei bambini nei musei. Ma non dovrebbero invece eccitare la mia, durante la visita del mio museo interiore? Insomma, non riesco mai ad osare il non agire, né guardare senza toccare (senza fuggire, senza iniziare qualcosa) i paesaggi intimi che la mia ignoranza [...] vela fin troppo spesso. Un riflesso curioso e molto potente vorrebbe che io prendessi delle decisioni senza alcuna proroga, vorrebbe che mi cambiassi. Perché non lasciarsi sprofondare fino alla regione dell'affettività invece di legarsi ai giudizi e ai pensieri? Non si tratta forse di conoscere tutto, di conoscersi a fondo?
Soltanto vedere ed esaminare [...].
Io sono questa porta, questa neve, sono quella passante che cammina in fretta. Accolgo i miei fragili passi sulla neve senza alcun giudizio. In breve. faccio saltare le distanze che mi separano dal mondo, le barriere interiori che mi dividono dalla realtà per sposare il reale senza giudicarlo. [...] Assorbirsi in ciò che si percepisce per dimenticare l'io. [...]
Di fronte al cedro ho preso coscienza del fatto che vivo nei miei pensieri, che mi separo dal mondo, che lo smembro con mia grande sofferenza [...]. Giudico il reale di continuo [...]. Ebbene, il cedro non serve a nulla: è. È là, semplicemente. Comincio a godere del fatto che la vigilanza non si opponga alla distensione"

Alexandre Jollien, Il filosofo nudo. Piccolo trattato sulle passioni

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