lunedì 2 maggio 2011

il pericolo è il tuo mestiere ;)

VIVERE SENZA SICUREZZE

È la fermezza interiore che ci rende più forti, la sicurezza esterna invece può solo privarci della nostra forza interiore.

La protezione del sannyasin, il suo unico riparo è questo: la sua fermezza in ogni circostanza. Le difficoltà nella vita sono inevitabili – sono sempre in aumento e l’uomo mondano cerca di proteggersi in tutti i modi. Si compra una cassaforte, si fa un conto in banca, una casa, degli amici, parenti e conoscenze – molti tipi di sicurezze.

Il sannyasin non cerca di avere niente di tutto ciò: non possiede niente. A parte la fermezza interiore, non ha altra protezione.

Quando sopraggiungono delle difficoltà l’uomo mondano cerca di risolverle con degli accorgimenti esteriori; il sannyasin ha solo la volontà interiore, il potere interiore. Di fronte alle difficoltà attinge alle proprie risorse interiori, non c’è altro modo.

Il sannyasin è colui che è solo.

È interessante notare che quando usi la tua determinazione per affrontare le difficoltà esterne, col tempo diventi più forte. Arriva un giorno in cui le difficoltà non sono più delle difficoltà: diventano delle “facilità”.

È tutto relativo. Quando diventi fermo e determinato come un pilastro, le difficoltà esteriori non ti possono più toccare. Di conseguenza succede un’altra cosa interessante. L’uomo mondano continua a creare espedienti per proteggersi contro le difficoltà, ma le difficoltà continuano a crescere perché la sua forza interiore va indebolendosi. La sua capacità di sopportazione diventa sempre più piccola.

Se non ti siedi mai sotto il sole cocente, ma rimani sempre all’ombra, piano piano la tua capacità di sopportare il calore del sole si ridurrà e anche i raggi più deboli diventeranno un problema. Ma un uomo che scava sotto il sole non ha il tempo di sedersi all’ombra e per quanto possa fare questo lavoro per ore, alla fine il caldo del sole non lo farà star male.

Perché? – perché diventa resistente al sole.

Ecco perché, da quando l’umanità dispone di un numero sempre maggiore di medicine, nascono sempre più malattie. Le resistenze dell’uomo stanno crollando. Più comodità si crea e più scomodo si sente. Più agi si crea e più difficoltà si trova a fronteggiare – perché le protezioni possono solo essere esteriori e non sente quindi il bisogno di costruire una forza interiore; questa opportunità viene a cadere. Quando la forza interiore non viene usata, col tempo scompare del tutto.

Il mistico Sufi Bayazid era solito viaggiare nudo nel deserto. La gente lo vedeva camminare nudo sotto il sole. E di notte il deserto diventa molto freddo, gelido. Gli chiesero il segreto della sua capacità di rimanere nudo e senza protezione in quelle condizioni così estreme. E lui rispose, “Chiedilo al tuo viso. Il tuo viso ha la stessa pelle delle mani, dei piedi o del petto – ma non si trova mai in grosse difficoltà, sia col freddo che col caldo. E questo semplicemente perché è sempre esposto e quindi ha una resistenza migliore. Così io ho esposto tutto il corpo proprio nello stesso modo del viso. Da allora non soffro più né il caldo né il freddo.”

Quando il sannyasin non crea alcuna protezione esteriore, la sua forza interiore piano piano aumenta.

A questo riguardo bisogna capire anche un’altra cosa, e cioè che esiste una differenza fondamentale tra l’Oriente e l’Occidente.

L’Occidente ha creato molte protezioni nei confronti dell’esterno, così l’Occidente è diventato interiormente molto debole e impotente. L’Occidente ha creato delle protezioni molto apprezzabili – puoi avere l’aria condizionata anche nel deserto. Se scoppia un’epidemia si possono inviare urgentemente medicine sul posto nel giro di ore e fermare la malattia. Se il corpo viene attaccato da un batterio, si possono prendere antibiotici che lo combattono. L’Occidente ha messo in piedi tutto questo, ma la sua forza interiore si va riducendo, diventa ogni giorno più debole.

L’Oriente ha tentato un esperimento diverso: non dipendere dall’aiuto esteriore, ma usare la forza interiore. Questo ha avuto il vantaggio di rendere l’Oriente interiormente potente, ma col difetto che diventa sempre più povero e pigro all’esterno. La povertà esteriore è visibile, ma la ricchezza interiore non lo è. Quando qualcuno arriva dall’Occidente vede la povertà e dice che l’Oriente è infelice – perché quello che c’è dentro non si può vedere.

L’Oriente si è concentrato sul rendere più forte e sveglia la consapevolezza, in modo che in qualunque situazione si possa essere abbastanza forti da affrontare tutte le difficoltà. Invece l’Occidente ha controllato l’esterno in modo che l’individuo non debba mai lottare; ma chi non lotta, lentamente perde la capacità di affrontare le avversità.

Se vuoi conservare la tua forza, dovrai affrontare la lotta. Tutto dipende da quale tipo di potere stai cercando di coltivare. Se vuoi nutrire il tuo potere interiore, allora quello che dice il saggio è giusto: devi avere fermezza in qualunque circostanza. Affrontare tutte le difficoltà nell’insicurezza, senza un piano o preparativi, aumenta la tua forza interiore al punto che le difficoltà diventano impotenti quando la consapevolezza si eleva al di sopra di esse.

Il pericolo è la dimora del sannyasin… Se riesci a capirlo, sarà un’ottima cosa. Lottare, combattere gli altri, è violento, ma esiste un attrito interiore che non è violento. Esiste un tipo di lotta in cui tu cerchi di dominare gli altri, e il dominare non è religioso. Ma esiste un altro tipo di lotta in cui diventi così centrato che niente al mondo ti può far spostare dal tuo centro – questo è essere religiosi.

Il saggio dice: il sannyasin vive nell’insicurezza e nel contrasto interiore ventiquattr’ore al giorno, ma non è un contrasto con gli altri. Vive nell’insicurezza, non fa nessun piano. Entra nel futuro ignoto senza alcun piano.

Quando si sveglia al mattino non sa cosa gli porterà la giornata, la vive e basta. Quando viene la notte non sa che cosa ha in serbo per lui, ma vive anche questo. Egli vive momento per momento. Naturalmente se uno vive momento per momento è inevitabile che ci sia insicurezza.

Tu vivi facendo preparativi per il futuro. Pianifichi in modo da sentirti meno insicuro. Se pianifichi quello che farai domani e come lo dovrai fare, la tua insicurezza domani sarà naturalmente molto minore.

Cosa ti succederebbe se domani dovessi penetrare nell’ignoto? Cosa succederebbe se dovessi entrare nel mare le cui profondità ti sono ignote? Se dovessi andare sul mare le cui tempeste non sono state previste in anticipo, chi sa cosa potrebbe succedere?

Il sannyasin vive così la sia vita – senza alcuna preparazione. Perché? A che scopo tutta questa insicurezza? Il sannyasin sa che questo costante attrito, un momento dopo l’altro, è un processo di affinamento, di perfezionamento. Grazie a questo sforzo avviene un perfezionamento della tua individualità e un affinamento della tua intelligenza. E questo attrito è con te stesso, e nessun altro; è l’attrito con le tue abitudini inconsce. Ecco perché nell’attrito interiore non c’è infelicità, non c’è sofferenza.

Il sannyasin non evita il pericolo, vive con la consapevolezza del pericolo. Il pericolo è il suo rifugio, il suo luogo di riposo. Chiamare “dimora” il pericolo sembra un’affermazione molto contraddittoria. Dire che il pericolo è il rifugio del sannyasin, il suo letto, il suo luogo di riposo, significa che egli non ha alcun senso di rifiuto nei suoi confronti, che non lo evita. Con questo atteggiamento, il pericolo cessa di essere il pericolo, ma diventa semplicemente una parte del naturale fluire della vita.



OSHO: tratto da Behind a Thousand Names - tradotto dai discorsi in hindi sulle Nirvana Upanishad

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