sabato 6 novembre 2010

Il falso frate

Un uomo si è finto frate per 20 anni andando ogni estate in un paesino e aiutando nella messa, confessando, dando i sacramenti.
Poi scoprono che non è un vero frate da una banale verifica in Curia per avvisare che stava male.
Al di là della cosa divertente e un po' da Italia anni cinquanta (sembra che il personaggio in questione fosse indigente e sbarcasse così il lunario) la domanda più interessante è: cosa distingue un vero frate da un finto frate?
Amato e rispettato dalla comunità, dispensatore di consigli e prediche. Che cosa cambia del fatto che faccia parte di una struttura o no?
Questo è uno dei punti fondamentali: che cosa è la religiosità? E' qualcosa di veramente personale e intimo e quindi non ha bisogno di regole e consacrazioni? O è comunque qualcosa che ha bisogno di un imprimatur, di un lignaggio, di una discendenza che la ufficializzi?

E' questo che non ho capito quando sono andato ad una "funzione" Zen. Che significato aveva ringraziare i patriarchi che si sono succeduti? Che significato ha riconoscere un lignaggio, una corrente, un'ortodossia o un eterodossia?
Cosa distingue una professione religiosa da una chiesa?
Cosa distingue un predicatore dai suoi discepoli?
Che lui sa; di loro invece, sono pochi a sapere.


Le chiese nascono nell'ignoranza di una predicazione, di una comunicazione. Vengono fondate da ignoranti. Sia che siano chiese di Cristo, di Maometto, di Buddha.

Chi si perde dietro agli stupidi, manca completamente il messaggio. ;)

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