sabato 16 aprile 2011

ZANZARE, MOSCHE E CANI SONO CONTRO LA MEDITAZIONE?

Shiki ha scritto:
DA SOLO, ATTRAVERSO UN PICCOLO VILLAGGIO,
UNA BUIA GIORNATA INVERNALE.
UN CANE ABBAIA E ABBAIA.

OSHO:
Questi haiku sono così diversi da ogni altro scritto composto da uomini di ogni dove.
Superficialmente leggerai ciò che è scritto:
DA SOLO, ATTRAVERSO UN PICCOLO VILLAGGIO,
UNA BUIA GIORNATA INVERNALE.
UN CANE ABBAIA E ABBAIA.

Se non ti do la chiave di lettura, non ti sarà possibile capirlo.
Cosa dice? DA SOLO, ATTRAVERSO UN PICCOLO VILLAGGIO… Dice: da solo attraverso il piccolo villaggio della mente. È pieno di pensieri, ma passo da solo, silenzioso, senza identificarmi con gli abitanti del villaggio della mia mente, con la folla.

DA SOLO, ATTRAVERSO UN PICCOLO VILLAGGIO. Naturalmente il tuo cranio è un posto piccolissimo – ma ancora così frequentato da una folla di immagini, di sogni, di proiezioni, di pensieri, quasi incalcolabile.

…UNA BUIA GIORNATA INVERNALE.
UN CANE ABBAIA E ABBAIA.

Quando entri in meditazione, la mente diventa un cane che abbaia. Crea più rumore che può per tirarti indietro: “Dove stati andando? Sei pazzo? Uscire dalla mente e andarsene? – questo è il cammino della follia! Torna indietro, immediatamente e chiudi la porta!”

In India c’è un bellissimo proverbio. Per gli Indiani l’elefante è, simbolicamente, l’animale più saggio che esista. Ma perché pensano sia il più saggio? – perché quando un elefante attraversa un villaggio, tutti i cani si radunano… non possono sopportare una bestia così grossa, il loro ego ne soffre. Grossa come una montagna! e loro sembrano così piccini. È insopportabile, bisogna fare qualcosa.

Così tutti i cani – e ogni villaggio in India è incredibilmente pieno di cani randagi, visto che nessuna istituzione, né municipalità è autorizzata a uccidere neppure i cani con la rabbia. Così, come ogni cosa in India, continuano a crescere. Nel momento in cui molti cani iniziano ad abbaiare, altri che sono nelle lontananze accorrono immediatamente – “Deve star succedendo qualcosa d’importante.” Così tutti i cani del villaggio si mettono al seguito di un elefante.

Il proverbio dice: “I cani continuano ad abbaiare, ma l’elefante non ci fa neppure caso.” Non si volge neppure a guardare i cani, va avanti per il suo cammino come se non li avesse neanche sentiti. È per questo – perché non si mette a litigare con i cani, non presta loro attenzione, rimane assolutamente indifferente, che è considerato saggio.

Questo è il cammino di un meditatore: rimanere indifferente a tutto l’abbaiare dei cani della mente. È un piccolo villaggio e ci sono molti cani randagi che si metteranno ad abbaiare per dirti grandi cose. Ti porteranno delle prove: “È sbagliato andare fuori dalla mente. Non hai sentito che un uomo impazzisce quando va fuori dalla mente? E poi, dove vuoi andare? Fuori dalla mente! Torna indietro. Riprenditi la tua intelligenza, non perderla.”

Tutti i cani abbaiano, ma il meditatore, come un elefante, prosegue per la sua strada senza prestare alcuna attenzione. Sotto un certo aspetto quello che dicono è vero: tu puoi andare fuori dalla mente in due modi. O cadi al disotto della mente – allora diventi matto. Se invece vai al disopra della mente, ti illumini.

C’è una certa somiglianza tra il matto e l’illuminato, dal momento che entrambi sono fuori dalla mente. Questa è la somiglianza. Ma uno è andato al di là della mente e l’altro al disotto della mente – anche se entrambi, però, sono andati fuori dalla mente. La mente ha quindi una sua verità in proposito: “Non uscire dalla mente, è così che si diventa matti. Torna a casa.”

Ma il meditatore se ne va da solo, come un elefante – i cani abbaiano e continuano ad abbaiare… Lentamente il loro abbaiare si perde in lontananza, come un eco che si perde nelle valli, o come un sogno che hai visto altrove. Più vai oltre la mente e meno senti i cani abbaiare con i loro ragionamenti, le loro ideologie, le loro filosofie.

Le loro religioni, le loro teologie, i loro credo politici, i loro comportamenti sociali, i loro condizionamenti… tutto è presente nel loro abbaiare, ma tu vai avanti, come un elefante, sempre più lontano, nel profondo di te stesso. E poi sarai così lontano che non sentirai neppure più l’abbaiare dei cani.

E una volta che ti sei allontanato, i cani si disinteressano di te. Vanno per la loro strada e ognuno, separatamente, va a fare quello che stava facendo prima. Adesso non c’è più bisogno di radunarsi, l’elefante se n’è andato. Forse credono che se ne sia andato grazie al loro abbaiare, questo è il modo di funzionare della mente: “Forse l’elefante ha avuto paura.”

Mi hanno raccontato…
Un elefante stava attraversando un ponte con una mosca posata sulla testa. Il ponte iniziò a vacillare – era un vecchio ponte – e la mosca disse all’elefante, dopo aver passato il ponte… Non era crollato, ma era vacillato e avevano corso un grosso rischio. La mosca disse allora all’elefante: “Figlio mio, eravamo troppo per il ponte!”
L’elefante, sentendo parlare qualcuno, chiese: “Chi sei? E dove sei? E se fosse mia madre a parlare, certamente non potrebbe sedermi in testa.” La mosca si avvicinò ai suoi occhi… ed è strano, gli elefanti sono molto grossi ma i loro occhi sono molto piccoli. Questo prova che non è stato dio a creare questo mondo. Un modo di fare così poco scientifico! Un animale così grosso con occhi così piccoli… solo un idiota poteva fare una cosa del genere. Non può essere l’opera di un dio intelligente.
L’elefante guardò la mosca e disse: “Madre, è vero. Siamo noi due che abbiamo fatto vacillare il ponte.”

L’idea che gli elefanti siano molto saggi nasce da storielle del genere. Ha accettato la cosa: “Non preoccuparti, non discutere con questa stupida mosca che ti chiama figlio e crede che il ponte vacillasse per causa nostra. Non serve mettersi a discutere. È meglio accettare la cosa: ‘Madre, è vero’ e tu continua per la tua strada.”

Non farti distrarre.
Non farsi distrarre è saggezza.

Ci potranno essere mosche e ci potranno essere zanzare – anche se abbiamo la più grande zanzariera del mondo! Ma loro aspettano fuori! Sono esseri molto silenziosi e hanno il senso della musica: dopo che ti hanno preso, cantano una canzoncina. E sono vecchi nemici del meditatori, ma non devi preoccupartene. Devi andare avanti.
Zanzare e mosche e cani – di fatto il mondo nel suo complesso è contro il meditatore.

Ti abbaieranno dietro! Se sei seduto in silenzio tua moglie arriverà di corsa: “Cosa stai facendo? Perché sei in silenzio? Parla!” E se parli, sei nei guai. Appena apri la bocca tua moglie non ti lascia finire la frase e ti salta addosso. Qualsiasi cosa tu faccia, ti metti nei pasticci.

Il mondo è contro il meditatore, perché colui che medita fa qualcosa che il mondo vuole ignorare. Egli cerca di diventare un buddha, un Everest di consapevolezza – ciò disturba tutti. Ognuno cercherà di distrarti. Il prete, il politico, i genitori, i vicini, gli amici – ognuno cercherà di farti smettere: “Cosa perdi il tuo tempo a fare?”
Quand’ero bambino dovevo sentirli tutti dire… alla fine decisero: “O diventa matto o, chissà? Può diventare un buddha. Comunque non diventerà un essere umano normale.” Ognuno mi diceva la sua…

I miei zii, le mie zie venivano da me, eravamo una grossa famiglia patriarcale. C’era sempre qualcuno che guardava cosa stavo facendo: “Cosa stai facendo? Perché stai seduto in silenzio?”
Al che io rispondevo: “Non sto seduto in silenzio, il silenzio mi sta succedendo, che devo fare?”
“Ti sta succedendo? Ma se a noi non succede.”
Io dicevo: “Cosa ci posso fare se non vi succede? A me sta succedendo! Lasciatemi in pace.”

A poco a poco ci fecero l’abitudine, talmente l’abitudine che… Mia madre è qui. Quando me ne stavo seduto in casa mi chiedeva: “Hai visto qualcuno in giro? Ho bisogno di qualcuno che mi vada a prendere delle verdure al mercato.”
E io rispondevo: “Non ho visto nessuno. Se mi capita di vedere qualcuno, vengo a dirtelo.” Alla fine accettarono il fatto che “Quest’uomo è assente. Non bisogna contare su di lui.”

Per una o due volte contarono su di me e capirono che “Non è affidabile.” Mi mandavano al mercato al mattino per comprare delle verdure. Verso mezzanotte ero di ritorno a casa e chiedevo: “Ho dimenticato che cosa dovevo prendere.” Erano stati ad aspettare tutto il giorno e disperati chiedevano: “Ma dove sei stato tutto il giorno?”

Io dicevo: “Ebbene, a ogni angolo di strada ci sono persone pronte a discutere con me. Io poi mi lascio prendere così tanto dalla discussione, che quando arrivo al mercato mi sono completamente dimenticato di che cosa dovevo fare. Visto che non valeva la pena di stare lì, sono andato al fiume a meditare.”
Un giorno una zia mi mandò al mercato: “Porta delle banane,” mi disse.
Io dissi: “Vuoi proprio dire delle banane?” (in inglese ‘banana’ vuole dire anche un ‘matto’ n.d.t.) Te ne posso portare tante! La città ne è piena.”

Disse: “Non voglio dire quelle ‘banane’, intendo il frutto!”
Dissi: “Va bene, vado.” Me ne andai al mercato e, alla prima bancarella, chiesi al fruttivendolo: “Quali sono le banane migliori che avete e le più costose?”
Quell’uomo mi conosceva e sapeva che non avevo mai messo piede in un mercato. Era la prima bancarella all’entrata del mercato. Sapeva che ero un tipo eccentrico e mi diede le peggiori banane che aveva, quasi marce, a un prezzo esorbitante e tornai a casa con quelle banane.

Sapevo che cosa stava succedendo, ma mi dissi: “Questa è la buona occasione per togliermi di torno questi matti una volta per tutte.” Diedi le banane a mia zia, che disse: “Ma sei matto? Sono tutte marce!”

Replicai: “Ho chiesto al fruttivendolo di darmi le migliori banane e gli ho detto che avrei pagato il massimo. Così ho pagato il massimo e tu dici che sono marce? Quest’uomo conosce le banane meglio di me. A me non interessano le banane, né come frutta né come persone.”

Lei disse: “Portale fuori! C’è una mendicante seduta là sotto l’albero: dalle a lei.”
Persino la mendicante non le accettò. Mi disse: “Buttale via. Credi che sia pazza come te? Queste banane… È la prima volta in vita tua che vieni a darmi qualcosa. Queste banane marce – buttale via! Nessuno le vorrà prendere.”

Io dissi: “Va bene.” E le buttai nel fango. Dopo questo incidente nessuno più mi chiese di portare a casa qualcosa. Venni considerato come un membro della famiglia assente. E a me andava bene perché non venni più disturbato, fui risparmiato dal loro abbaiare. Nessuno mi parlava, nessuno faceva neppure caso se ci fossi.

Persino mia madre mi chiedeva: “Hai visto qualcuno?” – e io ero lì, di fronte a lei! E io replicavo: “Anche se non ho visto nessuno in casa – la casa sembra vuota – se incontro qualcuno, te le farò sapere.”
Il mondo nel suo complesso è contro il meditatore perché il meditatore diventa a poco a poco un estraneo. Tutti sono rivolti all’esterno e tu all’interno.

(OSHO, tratto da Communism and Zen Fire, Zen Wind)

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